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Quando a Torrice correvano i Tori: ricordi di una tradizione dimenticata

C’è un tempo che non torna, ma che può – e deve – essere ricordato. Un tempo in cui a Torrice la vita era scandita non solo dal lavoro nei campi, ma anche da momenti di condivisione autentica, vissuti con entusiasmo e spirito di comunità. Tra queste tradizioni, oggi quasi dimenticate, spicca un’usanza che potrebbe sorprendere molti: la corsa dei tori e la “corrida” nel centro storico. Ma, la realtà era un po’ diversa.

Non si trattava di veri tori, né di gare furiose. Alla fine dell’Ottocento, infatti, Torrice era teatro di una curiosa tradizione che coinvolgeva non tori, ma bufali, portati per una sorta di sfilata – più che una corsa – tra i vicoli del paese. Un evento che aveva poco a che fare con la competizione e molto, invece, con la festa. Le famiglie scendevano in strada, i contadini dalle campagne si riunivano nel borgo, e i bambini correvano incuriositi a seguire il passaggio di questi animali imponenti e docili, decorati per l’occasione.

Foto in Alto Torrice inizi del 900 panorama – Festa di paese Sfilata delle Bufale Arco vicino palazzo Ciampelletti largo Santa Lucia

La tradizione non nacque da un regolamento ufficiale o da un’istituzione, ma dall’iniziativa di alcune famiglie nobili locali, che vedevano in questi eventi un modo per animare il paese e rinsaldare il legame tra le persone. Era, in fondo, un pretesto per stare insieme, ridere, mangiare qualcosa in compagnia e celebrare, senza necessità di una ricorrenza precisa, la vita in comune.

Un frammento straordinario di questa storia ci è stato restituito da una fotografia d’epoca, gentilmente concessa da Tarquinio Mastronardi e famiglia, che immortala un momento raro e affascinante: la cosiddetta “corrida dei bufali”, in cui un giovane torriciano si cimenta nell’impresa – più giocosa che pericolosa – di attirare l’attenzione del bufalo davanti alla chiesa di Santa Lucia. Una scena che racconta molto più di una semplice usanza: racconta uno stile di vita, un’identità collettiva, un senso di appartenenza.

Questa tradizione, come molte altre, si perse con l’arrivo della Prima Guerra Mondiale. Le priorità cambiarono, il tessuto sociale si modificò, e quella vitalità semplice ma profonda venne piano piano accantonata. Ma ciò che appartiene alla storia di un popolo non può, e non deve, essere cancellato.

Le tradizioni sono radici che parlano al futuro. Ed è nostro compito tenerle vive, tramandarle, celebrarle. Perché conoscere da dove veniamo è l’unico modo per non perdere mai chi siamo.

Corrida festa di paese sfilata delle Bufale – Chiesa di Santa Lucia